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Leggenda e storia

Si narra che nell'anno 305 fu tratto in arresto il capo della comunità religiosa di Benevento, un certo Gennaro. Gli storici che hanno trattato l'argomento, non sono d'accordo nello stabilire il paese d'origine del santo, e fra di essi, c'è chi nega del tutto la sua vera esistenza.
Ad ogni modo, la tradizione stabilisce che Gennaro fu condotto a Pozzuoli ed in quell'Anfiteatro fu decapitato, per essere spettacolo alla gente.
Da Pozzuoli, poco tempo dopo il corpo del martire fu trasferito a Napoli ed in quella occasione avvenne un fatto straordinario, così raccontato nella storia del canonico: « Le ampolle, dice la leggenda, erano custodite da Eusebia, nutrice del santo e solo dieci anni più tardi, quando cioè il corpo del santo trionfalmente veniva portato in processione a Napoli, passando per Antignano la vecchietta che abitava in quei pressi, le cacciò fuori in quella circostanza, per consegnarle nelle mani del Vescovo S. Zosimo o Cosma, che guidava il corteo. Infatti appena esse furono da lui poste sull'urna, il sangue coagulato e disseccato, sembrò rivivere liquefacendosi ».

Si tenga presente che prima dell'anno 1600 stando alla tradizione ricordata dallo scrittore, per il decorso di tredici secoli, non si allude mai al miracolo del sangue, fuori dalla sopradetta circostanza.
Cosa è avvenuto da allora al 1600? Secondo un'altra cronaca, durante l'assedio posto a Napoli dal principe di Benevento Sicone nell'anno 817, il corpo di S. Gennaro fu trafugato e portato a Benevento.
Da questa città nel 1159, avendo Guglielmo il Normanno, espugnato Benevento, il corpo del martire fu trasferito nel convento di Montevergine in quel di Avellino.
Passati altri tre secoli, e propriamente nell'anno 1480, durante alcune riparazioni alla chiesa del convento, ordinate dal cardinale d'Aragona, fu rinvenuto sotto l'altare un sarcofago, che portava questa ìscrizione latina: Corpus S. Januari Episcopi beneventani et martíris. Naturalmente tutti credettero di trovarsi dinanzi al corpo del santo di cui parliamo. Il vescovo di Napoli fu molto impressionato da questa scoperta e pretese il diritto di riavere il corpo a Napoli; ma la fortuna non gli arrise. Più tardi quando a presule della diocesi di Napoli si trovò il cardinale Oliviero Carafa, questi brigò talmente nella corte papale, che ottenne dal papa Alessandro VI, di famosa memoria, il permesso di togliere ai frati di Montevergine il corpo di S. Gennaro e di poterlo trasferire a Napoli. Ciò che egli fece in maniera trionfale.

Dovettero passare altri cinquanta anni prima che una simile reliquia fosse messa in efficienza. L'occasione non mancò. Una terribile peste scoppiò a Napoli con tragiche e dolorose conseguenze. Le autorità ecclesiastiche organizzarono una processione per portare in giro per la città il corpo del santo, seguito da tutto il popolo che chiedeva a gran voce la cessazione del morbo, con la promessa che, a prodigio avvenuto, avrebbero fatto erigere in suo onore una cappella. La peste come ogni altra cosa, ebbe fine, non senza aver mietuto molte vittime, ma la sua fine fu attribuita alla potenza dí S. Gennaro. Senonché, "passata la festa e gabbatu lu santu" come dice un proverbio popolare, i napoletani dimenticarono la promessa. Siamo quasi al 1600 e S. Gennaro non ha una chiesa di suo in Napoli.

Ci volle il Vesuvio a risvegliare la memoria per il santo. Infatti la grande eruzione di quel tempo mise tanta paura nell'animo dei napoletani che subito ricorsero al santo, perché facesse la grazia di fermare la lava, che stava facendo danni immensi e di far cessare la pioggia di lapilli. Anche il Vesuvio, come altre volte, cessò dall'essere cattivo e tornò allo stato norrnale. Ma per i napoletani S. Gennaro aveva fatto il miracolo e per premio gli fu edificata una cappella: così il voto degli avi era stato adempiuto.

Dopo 1300 anni finalmente S. Gennaro ebbe un luogo consacrato al suo nome. E pensare che il popolo napoletano in tutto questo tempo aveva onorato un'altra santa, alla quale aveva eretto una chiesa sin dal tempo di Costantino, dicono certi storici, ma più probabilmente nel secolo VII, dice il canonico Iodice, sulla scorta di altri scrittori. Questa santa si chiama Restituta, una servetta cristiana che fu martirizzata contemporaneamente a S. Gennaro. È ben curioso dunque che una servetta trovò subito nel cuore dei napoletani simpatia, devozione e culto, mentre per S. Gennaro Vescovo dimenticanza e oblio...!

Ad ogni modo la chiesa erettagli risulta di una cappella aggiunta a quella di Santa Restituta, alla quale era già collegato un antico battistero, per celebrare il rito per immersione, e tutto l'insieme venne a formare il Duomo di Napoli. In quest'epoca S. Gennaro cominciò a fare il miracolo del sangue e così S. Restituta passò in second'ordine e fu dimenticata.

Dopo tredici secoli riapparvero le ampolle di Eusebia. Chissà dove furono nascoste in tutto questo tempo e da chi erano state custodite!