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Conclusione

Tralasciando qualunque paragone dal punto di vista morale o sociale con altri popoli, limitiamo la nostra osservazione a quello religioso.
Nelle superstizioni napoletane si riscontrano tutte le tendenze dei popoli primitivi. La presenza del miracolo non ha avuto nessuna influenza correttiva sopra tutti i suoi pregiudizi, quali la iettatura, le fatture, il potere degli amulti, dei talismani, dei cornetti, degli scongiuri, ecc.! A questo basso paganesimo si mescola uno pseudo-cristianesimo di stampo molto inferiore. Non c'è rione di Napoli che non abbia un particolare protettore celeste; non c'è santo cui non si sia consacrata una via o una nicchia e che non sia festeggiato con lo sfarzo di archi luminosi e di fuochi pirotecnici assordanti e diretti a far loro cosa grata.

L'apostolo Paolo previde quello che sarebbe successo a riguardo della fede di certi cristiani, nelle due lettere al discepolo Timoteo:
« Nei tempi a venire alcuni apostateranno la fede, dando retta a spiriti seduttori e a dottrine di demoni, per via della ipocrisia degli uomini, che proferiranno menzogne ».
« E distoglieranno le orecchie alla verità e si volgeranno alle favole ».


La maggioranza dei devoti napoletani sono da sempre refrattari alle voci della verità religiosa e molto proclive a quelle delle favole, più conformi alle sue tendenze pietistiche e miracolistiche. In queste deviazioni, delle quali non poco sono responsabili le autorità cattoliche, conviene ricercare le ragioni o la vera spiegazione di certi fenomeni sorprendenti, e le origini in genere dell'esistenza di tanti celebrati santuari, dell'annunzio di tante fantastiche visioni celesti, del concorso di tanti pellegrini a grotte miracolose, alla ricerca di guarigione nelle acque di sacre fonti, ecc.

Napoli, la città partenopea, dai molti colori folcloristici, la più cattolica delle cattoliche, non poteva in certe circostanze restare in seconda linea a nessun'altra città d'Italia, quando si trattava di salvare il patrimonio dottrinale della chiesa romana, oppugnato da temibili avversari.

È stato dunque questo popolo giocato nella sua buona fede da persone interessate? È proprio così. Rifletta ognuno al periodo nel quale cominciò a verificarsi il miracolo di S. Gennaro. Esso coincide con quello della liquefazione di altri sangui, di cui ho detto in precedenza. Coincidenza che si ha, guarda caso, proprio nel periodo della riforma Protestante del sec. XVI. La Curia romana doveva ricorrere ai ripari e prendere delle misure adeguate, per difendere la causa della sua chiesa.

Il Luteranesimo ed il Calvinismo trionfante nel Nord non dovevano invadere l'Italia, sede del romano Pontefice. Segni di un certo risveglio riformistico si avvertivano anche nella penisola, e Napoli non ne era esente. Quale forza più efficace di quella del miracolo, per contrastare chi era considerato nemico religioso? Ed i miracoli erano allora più facili per le autorità ecclesiastiche, di quanto non lo siano oggi per il tempo delle elezioni politiche! L'empia teoria del «fine giustifica i mezzi» cadeva molto opportuna e non bisognava farsi prendere dagli scrupoli.

Amico lettore, io credo di essere stato ben compreso, e del resto il mio giudizio non va lontano dall'avvertenza che il Rev. Canonico Iodice fa ai suoi lettori a pag. 54, di prestare a quanto ha scritto intorno al miracolo di S. Gennaro, "solo fede umana".
Ciò vuol dire che esso non riguarda una questione dogmatica, nella quale la Suprema Autorità cattolica pronuncia un definitivo giudizio. Il giorno che, auguriamocelo presto, l'esame chimico coscienzioso facesse giustizia della verità, il prestigio ufficiale della chiesa sarà salvo e gli uomini sapranno che, ignorate formule della vecchia Alchimia, riuscivano a compiere sbalorditivi fenomeni.