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vv. 17-19. La via dell’iniquità conduce necessariamente alla morte (Esichio di Gerusalemme).
Né giudei né gentili sono nella tribolazione senza motivo [cf Rm 1] (Teodoreto).
Rifiutavano ogni nutrimento. Ogni parola di vita che i profeti annunciarono, essi la respinsero; ed erano prossimi alla morte (Girolamo).
vv. 20-22. Mandò la sua Parola. Le loro inclinazioni erano così malvagie che respingevano il cibo spirituale che dona la salvezza. Allora il Figlio di Dio tese loro la mano fino alle porte della morte, perché erano precipitati fin laggiù e gridarono a lui (Eusebio).
Più che le vittime prese dai greggi, piace a Dio il gioioso sacrificio di lode. Deve essere vivo e lieto, affinché quelli che assistono possano comprendere a qual punto il cantore ha fiducia in Dio (Cassiodoro).
vv. 23-28. Il profeta dice questo come parabola. Quelli che compiono lunghi viaggi per mare hanno svariate occasioni per contemplare i segni di Dio: sballottati dalla tempesta o sani e salvi contro ogni speranza. Allo stesso modo i giudei hanno sperimentato le sciagure e le salvezze. Ma tutti gli uomini che considerino la successione imprevista degli avvenimenti, la repentina cessazione della sofferenza, la tranquillità dell’anima e il porto della risurrezione, ammirano colui che è padrone della situazione (Origene).
Sui nostri battellini personali di legno mezzo marcio, come rendere sicura la nostra traversata in mezzo alla tempesta e alle grandi ondate? Questo mare scatenato è la nostra vita ed è necessario attraversarla: la Chiesa ci offre i suoi vascelli che ci conducono ad un ormeggio tranquillo (Esichio di Gerusalemme).
Come naviganti salvati in modo insperato, i giudei sono stati testimoni di intereventi miracolosi del Signore. Ma anche tutta l’umanità salvata e che sa di dover risuscitare (Teodoreto).