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LA MANIFESTAZIONE DI GESU'

LA MANIFESTAZIONE DI GESU'

 
 
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L'amato mio

Ultimo Aggiornamento: 05/05/2011 17:57
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30/04/2011 18:33

I vari miti elaborati dall'uomo per orientare la sua vita affermano, con limpidezza assoluta, l'unicità e la verità del credo cristiano

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L'Amato mio è bianco e vermiglio riconoscibile tra miriadi (Ct 5,10)

Il riaffiorare dei miti

L'amore per l'archeologia è uno dei tratti dell'uomo contemporaneo. Possedere la sua storia è per lui positivo, ma questo non può avvenire per rilanciare un paganesimo archeologico rivolto a combattere la verità. La Chiesa ha già sostenuto l'urto delle idolatrie, l'urto delle mitologie, e per questo ha versato sangue, e oggi si ritrova di fronte ad un rilancio della mitologia a causa di un nuovo paganesimo.

Il rilancio mitologico senza seria base scientifica, ma solo con preoccupazione ideologica, é partito nell'800 con Golfred Higgins (1771 - 1834), Golfrey Graves (1813 - 1883), Thomas William Doane (1855), Jacolliot Louis (1837 - 1890), la Blavaski (1831 - 1891) fondatrice della Società di Teosofia, Albert Pike (1893 - 1984), Ludwing Stern (1886), Walter Bauer (1877 - 1960), Leipoldt Johannes (1905) e altri. Costoro omologarono purificazioni lustrali al Battesimo, le triadi di dei (Iside, Osiride, Horo; la Trimurti indiana) alla Trinità, l'omofagia al banchetto Eucaristico, senza alcuna preoccupazione di vederne le abissali differenze.

La corrente ideomitologica si è estinta dopo la metà del XX secolo, di fronte a studi seri, ma continua in personaggi che la vogliono riesumare e rilanciare, con accenti ancora peggiori, come l'americana D. Marduk, fondatrice della setta dell'Astroteologia, che riduce il cristianesimo ad una metafora del culto al dio Sole, per un disegno politico di stabilizzazione dell'ormai vacillante impero romano.

Un resoconto sugli studi rivolti a smantellare l'ideomitologia è presente in “H. L. Strack-P. Billerbeck, Kommentar zum N.T. Aus Talmud und Midrasch, Munchen, 1957”; in “S. Lyonnet, Hellenisme et christianisme, in Bibl 26, 1945, 115-132, e anche in L'Etude du milieu litteraire et l'exégèse du Nouveau Testament, ibid. 35, 1954, 480-502...; in “P. Chiminelli, Cristologia nel protestantesimo, in Cristo vivente nel mondo, Roma, 1956; in “C. Fabro, La dissoluzione razionalistica dell'Uomo-Dio...in Cristo vivente nel mondo, Roma, 1956; ecc.. J. Schmitt, Les Ecrits du N:T et les textes de Qumran, in RvSR 29, 1955, 320-337, ibid. 30, 1956, 55-74; 281-282.

Ma non è mancata la divulgazione presso le masse della verità storica dei Vangeli. Un posto importante lo occupa il best seller: “Ipotesi su Gesù, SEI. Torino, 1976”, del giornalista Vittorio Messori, dove con limpida forza logica viene affermata l'impossibilità che i Vangeli siano il frutto di una fabulazione.

Il best seller dal 1976 è stato tradotto in 12 lingue. Le edizioni del libro si sono succedute a ritmo serrato e attualmente in Italia ne sono presenti oltre un milione di copie. Nel 2001, dopo 25 anni, l'autore ha rivisitato il testo fornendone un'edizione ampliata; Ed. SEI. Il testo, nella saggistica religiosa, è in assoluto il maggior best seller.

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Il mito di Attis e di Cibele



Il mito è originario della Frigia, ed è testimoniato da due versioni che divergono sul fatto che in una l'amante di Attis è Agdistis e nell'altra è Cibele. Gli antecedenti del mito partono dal tentativo di Zeus di avere un rapporto sessuale con Gea (identificata con la frigia Cibele), dea della Terra. Gea, secondo la teogonia di Esiodo, nacque dal Caos, che è la materia primordiale divinizzata, ma senza avere in sé niente di personale. Il Caos diede la vita a Gea la quale, per partenogenesi, diede vita ad Urano (il cielo stellato) e a Ponto (le profondità marine). Gea poi si unì ad Urano dando vita ad Oceano (divinità maschile delle acque, che si unì a Teti divinità femminile delle acque, nata anch'essa da Gea e da Urano. Oceano e Teti generarono 3000 fiumi), e ad altri titani. Poi da Gea e Urano nacque Crono, che nutrì avversità per il padre Urano, poi nacque Rea che divenne sposa di Crono. Dai due nacque Zeus e sei dei dodici dei dell'Olimpo (Zeus, Era, Poseidone, Ares, Ermes, Efesto, Afrodite, Atena, Apollo, Artemide, Demetra, Estia, che cedette il suo posto a Dionisio. L'Olimpo coi suoi 2.918 metri di altezza è la montagna più alta della Grecia).

Il tentativo di Zeus di fecondare Gea col suo consenso fallì perché la dea si sottrasse e il seme di Zeus cadde a terra. L'atto di Zeus era spinto dalla volontà di appropriarsi della dea dalla quale aveva avuto origine tutto il mondo e gli dei a partire dal Caos. Era un volersi porre come rivale di Urano, che Crono, padre di Zeus, odiava.

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30/04/2011 18:34

Dalla terra, resa feconda dal seme di Zeus, emerse un essere bisessuale, Agdistis. L'essere si dimostra tanto violento, tanto feroce da spaventare gli dei dell'Olimpo. Dionisio, allora, gli tese un tranello legandogli i genitali con un filo fissato ad una pianta. Salito Agdistis sulla pianta venne precipitato a terra e così venne evirato. Dal sangue di Agdistis caduto a terra nacque un mandorlo (Il mandorlo è un simbolo di giovinezza. E' la prima pianta a fiorire in primavera dichiarando così chiuso l'inverno).

La figlia del dio fluviale Sangarios (fiume della Frigia), di nome Nana, mangiò, senza nulla sapere, un frutto del mandorlo e rimase incinta. Il padre di Nana, ignorando tutto, rigettò la figlia, che però venne aiutata da Gea (Cibele) a portare a termine la gravidanza. Nacque Attis, che dovette vivere tra le montagne, allattato da una capra (attagos, in frigio, da qui il nome Attis).

Una versione del mito, quella che ben presto si arrestò lasciando posto all'altra, dice che Attis divenne compagno di caccia di Agdisis, ormai unisessuale, e suo amante. Il re di Pessinunte, Mida, volle dare in sposa ad Attis sua figlia, affinché si civilizzasse.

Durante la festa nuziale intervenne Agdistis, che coi suoi poteri fece impazzire la sposa la quale si tagliò i seni. Attis, sconvolto, andò sotto un pino e si evirò, dando poi i suoi genitali a Agdisis prima di morire, in riscatto del tradimento. La sposa poi si uccise gettandosi sul cadavere di Attis. Gea (Cibele) poi seppellì i genitali di Attis.

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30/04/2011 18:34

L'altra versione del mito, che prevalse sulla prima centrata su Agdisis e Attis, trovò grande diffusione, ponendo al centro Cibele e Attis come amanti.

Attis, tuttavia, si innamorò della figlia del re Mida per sposarla. Nel mezzo della cerimonia nuziale giunse Cibele che, innamorata tradita, gettò la pazzia su Attis. Questi andò ad evirarsi rinunciando, così, il matrimonio con la figlia del re Mida, e riparando il tradimento a Cibele, e così morì. Dal suo sangue caduto in terra nacquero delle viole.

Cibele ottenne poi da Zeus che il corpo di Attis non imputridisse e che i capelli continuassero a crescere e che potesse muovere il dito mignolo della mano. Cibele diede sepoltura ai genitali di Attis, che diventò così dio della vegetazione, che sboccia a primavera dopo la sospensione di vita nell'inverno.

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30/04/2011 18:34

Note



Nella versione frigia del mito si può cogliere che Attis cerca di liberarsi da Agdistis, ma si trova di fronte ad una vendetta tremenda che non colpisce lui, ma la sua sposa. Attis decide di evirarsi per non ritornare con Agdistis, al quale dà poi quanto desiderava: i suoi genitali evirati. Cibele poi li seppellì. Il male originato da Zeus nella sua bramosia verso Gea (Cibele), trova il suo superamento attraverso un atto d'amore di Attis per la sposa.

Nella seconda versione si narra di Attis che impazzisce di fronte al dolore di Cibele innamorata di lui e per mezzo dell'evirazione si riscatta e si riaggancia a lei.

Il mito ha aspetti tragici, nei quali risalta un amore passionale, pesante, istintivo, che di fronte al tradimento diventa feroce, placandosi solo con l'autodistruzione del traditore, che per questo merita un trionfo: le viole che spuntano dal suo sangue. E' il dio della vegetazione.

Non si ha affatto una risurrezione di Attis, solo qualche minimo segno funzionale al tema vegetativo. Le viole che spuntano sono il segno di trionfo dell'amore di Attis.

La morte avviene per evirazione e dissanguamento. Non è accettabile, neppure per scherzo, la fantasia di parlare di crocifissione di Attis.

Il concepimento di Nana non avviene per la potenza creatrice divina, né per seme umano, ma per seme vegetale di mitica fantasia. Si è totalmente lontani dal Vangelo.

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30/04/2011 18:35

Il mito nell'epoca ellenistica: i misteri di Attis e di Cibele

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Il mito di Attis e di Cibele in epoca ellenistica si caricò di nuovi significati. Innanzitutto crebbe enormemente la figura di Cibele fino a diventare la madre di tutti gli dei nella sua identificazione con Gea. L'evirazione di Attis divenne sempre più un atto di culto verso la dea, che piuttosto l'occasione per celebrarlo come dio della vegetazione. Attis evirandosi aveva sigillato la sua appartenenza alla dea, e la dea aveva ottenuto da Zeus che gli fosse data una vita corporea anche se minimale. L'evirazione diventò l'evento centrale degli adepti ai misteri di Attis e Cibele.

A Roma il culto arrivò il 4 aprile 204 a.C. con la costruzione di un tempio sul Palatino. I sacerdoti della dea Cibele, detti i Coribanti, vivevano quasi del tutto segregati nell'area del tempio. Era vietato ad un cittadino romano e anche ad uno schiavo romano diventare un adepto mediante l'evirazione. Per i romani era un vero non senso. Per gli orientali c'era una lunga tradizione di eunuchi che occupavano cariche nello stato e di norma erano addetti agli harem regali.

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30/04/2011 18:35

stato e di norma erano addetti agli harem regali.

Tuttavia agli aspetti esterni del culto a Cibele e Attis non c'era un divieto di partecipazione. All'inizio la festa veniva celebrata un giorno all'anno, poi in seguito venne dato maggiore spazio alle cerimonie.

Una caratteristica del culto a Cibele era il sacrificio di un toro, il cui sangue veniva fatto colare sugli iniziandi. Il toro rappresentava la potenza fecondatrice intatta e potente (il bue è un toro castrato). La perdita della potenza generatrice dell'iniziato nell'evirazione veniva compensata dall’essere toccati dal sangue della vittima uccisa, a cui ne seguiva un'ascesa nel culto misterico, l'accesso ad un nuovo status. Era il taurobolium, che veniva celebrato una volta all'anno, e dava una purità rituale indistruttibile o solo di 20 anni, a seconda del grado di iniziazione.

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30/04/2011 18:36

La formula iniziatica riportata da Firmico Materno (inizio IV-350 d.C.) è la pista che ci conduce nell'interno del culto misterico: “Ho mangiato del timpano, ho bevuto dal cembalo, ho portato il cerno, sono sceso nella camera nuziale”.

Queste parole ci dicono che il miste prima si stordiva nella musica che lo portava in uno stato estatico (si nutriva di musica). Egli aveva con sé un vaso di terracotta: il cerno. Quindi scendeva nella “camera nuziale”. Questa discesa nella camera nuziale è rimasta problematica, ma una lettura complessiva del mito ci porta a dire che era la stanza dell'evirazione. Il vaso di terracotta era per raccogliere gli elementi anatomici e il sangue. “Camera nuziale”, perché l'evirazione poneva l'adepto in un amore sponsale esclusivo per la dea, visto che non gli era concesso più rapporto con donna. L'evirazione, come perdita irrimediabile di potenza virile, se compiuta per la l'appartenenza alla dea dava al miste la garanzia della protezione speciale della dea, che aveva dimostrato di amare Attis fino a gesti passionali di gelosia.

Il culto misterico di Attis si sviluppò in senso ellenistico, nel clima culturale dello stoicismo, del neoplatonismo, dove il Fato era la forza oscura che dominava i passi degli uomini.

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30/04/2011 18:36

La festa si teneva a Roma il 4 aprile. Consisteva in una processione.

Sotto l'imperatore Claudio (10 a.C. - 54 d.C.) avvenne la riorganizzazione delle feste alla quale venne dato lo spazio di sei giorni. Il primo giorno, il 22 marzo (equinozio di primavera) era detto “arbor intrat” e consisteva nel trasporto di un pino simbolo di Attis. In questo primo giorno e nel seguente si svolgevano le lamentazioni su Attis. Il 24 era detto “sanguis”; i sacerdoti eunuchi si flagellavano e si incidevano le carni per farne sgorgare il sangue, il tutto in una danza frenetica attorno al pino. La danza e le incisioni hanno antiche radici: la Bibbia (1Re 18,20s) ce le presenta circa il culto di Baal. I neofiti in quel giorno danzavano anch'essi a suon di musica fino al raggiungimento di uno stato di esaltazione mistica, alla quale seguiva l'autocastrazione. In quel giorno veniva sepolto il pino e anche le parti anatomiche tagliate.

Il 25 (quarto giorno) era detto “hilaria”; giorno di gioia per la rivitalizzazione di Attis. Il 26 era detto “requieto”, giorno di calma, di riposo. Il 27 la statua di Cibele veniva portata nel fiume Almo per essere lavata. E tutto terminava. (L'Almo era un fiume dell'agro romano, sfociava nel Tevere. Si riteneva che fosse sede di una ninfa, che veniva venerata mentre si immergevano nell'acqua le statue degli dei).



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30/04/2011 18:36

Note



Le notizie che possediamo sul culto misterico sono tutte postume al cristianesimo, ma non c'è da vedervi delle imitazioni. L'espressione “renatus in aeternum”, per colui che aveva fatto il rito del sangue nel taurobolio, non è derivata dal cristianesimo, in quanto il concetto di rinascita era un concetto che l'uomo aveva elaborato, ad esempio, pensando che una città veniva ricostruita; che il pelo degli animale cade e ricresce. Il risveglio della vegetazione suggeriva l'idea di una rinascita. Certo, il “renatus” dell'adepto di Cibele era una pura illusione. Un dio che non è non può operare nulla.

Il passaggio obbligato del pagano era quello di giungere al monoteismo, alla trascendenza dell'unico Dio, poi si poteva accedere alla rivelazione cristiana.

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30/04/2011 18:36

I Cristiani di fronte al paganesimo non ebbero difficoltà nel denunciare la falsità degli dei.

Lucio Cecilio Firmiano Lattanzio (250 - 320 ca.) nel primo libro delle “Divinae institutiones” (databile subito dopo l'editto di tolleranza dell'aprile 311 da parte dell'imperatore Gaio Galerio Massimo, che dal 303 aveva perseguitato i cristiani), titolato “De falsa religione”, espone subito l'altissima motivazione dell'opera: “Se taluni conoscendo a fondo le norme della giustizia e sapendo applicarle composero e pubblicarono le “istituzioni di diritto civile “ per far cessare le controversie e le liti dei cittadini discordi, quanto più utilmente e giustamente scriverò “istituzioni divine“, in cui non tratterò dell’acqua piovana o dell’irrigazione..., ma della speranza, della vita, della salvezza, dell’immortalità di Dio, per far cessare superstizioni mortalmente dannose e distruggere errori vergognosissimi! “ (Libro I cap.1 pag. 73).

"E che dire dei riti sacri? In taluni si giunge persino ad immolare agli dei vittime umane: i Tauri (Crimea) sacrificarono a Diana gli ospiti; senonché, trattandosi di gente barbara, non c'è da meravigliarsi di questa usanza. Ma i Latini come si possono giustificare, se venerano Giove Laziale con sangue umano, quei Latini che rivendicano a sé la gloria della mitezza e dell'umanità? Oltre a questi ci sono altri riti non così disumani, ma tali che rivelano dissennatezza, come quelli che consistono nel mutilarsi in onore della Magna Mater (Cibele) o nel percuotersi e nel gemere in ricordo del dolore di Iside per la perdita del figlio (non è il figlio, ma il marito-fratello Osiride) o nell'immolare un asinello a Priapo,
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30/04/2011 18:37

in Lampsaco, perchè la bestia, su cui stava Sileno, ragliando aveva svegliato Vesta, che Priapo, preso d'amore, insidiava approfittando del sonno in cui era immersa; eppure: quid turpius, quid flagitiosius, quam si Vesta beneficio asini virgo est?. Queste storielle si trovano raccontate a vivi colori nelle opere dei poeti; ma non si tratta di pure invenzioni della loro fantasia: si leggano i libri dei pontefici e si troveranno cose incredibili: uomini che danzano in modo lascivo, corrono uniti o mascherati o coperti di fango" (Libro I, cap.21, pag. 99) .

Lattanzio non si ferma e dice che “Esculapio, Apollo, Marte, Mercurio, Libero, Giove stesso, che pure è chiamato Ottimo Massimo, non fecero nulla di divino; anzi si macchiarono di gravissime colpe (stupri, adulteri, omicidi), di cui dovrebbe vergognarsi qualsiasi uomo” (Libro I cap.10 pag.96). Definisce balordaggini “i riti sacri imposti da uomini di potere, che approfittarono dell’ignoranza e della semplicità popolare per alimentare assurde convinzioni ed ottenere in cambio onori e tributi” (libro I cap.22 pag.99).



Lattanzio, Divinae institutiones. De opificio Dei, De ira Dei, a cura di Umberto Boella, Firenze, 1973.

“Enciclopedia delle religioni”, ed. Vallecchi (Cibele e Attis), Firenze, 1973.

“Misteri in Grecia e a Roma”, mostra Colosseo 22/7/2005-8/1/2006, La grande Madre e Attis.

"Enciclopedia delle religioni", ed. Vallecchi, Firenze, 1978.

Giuseppina Sechi Mestica, "Dizionario universale di mitologia", ed. Rusconi, 1990.

Walter Burker, "Antichi culti misterici", ed. Laterza, Bari, 1991.

Giuli Sfameni Gasparri, "Attis e Cibele, culti, ecc." in "Dizionario delle religioni" (G. Filoramo), ed. Einaudi, Torino, 1993.

Marcella Farioli, "Le religioni misteriche", ed. Xenia, Milano, 1998.

Paolo Scarpi, "Le religioni dei misteri", fondaz. Lorenzo Valla, ed. Mondadori, Milano, 2002.

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30/04/2011 18:38

L'universo azteco e la formazione del genere umano

 

Prima del processo creativo, formativo, delle cose c'era la vita degli dei. La materia si presentava parte del mondo divino, copresente agli dei (non si ha creazione ex nihilo), abitatori dell'alto e del basso. Alto e basso non sono ancora ben definiti.

Due divinità primordiali si attivano, passano all'azione mediante un congiungimento sessuale. Sono Tonacatecuhtli “signore della nostra carne” e la moglie Tonacacihualtl “signora della nostra carne”. Detti anche Tota “padre nostro” e Totan “madre nostra”, e anche Ometecutli e Omecihuatl o anche Ometeotl o Ometecuhtli (rispettivamente signore e signora della dualità). La loro relazione dà origine a quattro fratelli, che attuano le quattro direzioni dell'Universo. Il Primo è Tezcatlipoca “specchio fumante” Rosso (rosso è il segno dell'oriente), conosciuto anche come Camaxtli “signore del maxtle o meglio del maxtlatl, che era l'indumento maschile che copriva i fianchi”, e anche come Mixcoatl, patrono della città di Tlaxcala; il secondo, il peggiore di tutti i fratelli, è Tezcatlipoca Nero (nero segno del nord); il terzo è Tezcatlipoca Bianco (bianco segno dell'ovest), detto Queztalcoaltl e anche Yohualli Ehecatl “vento della notte”; il quarto è Tezcatlipoca Blu (blu segno del sud), detto anche Huitzilopochtli “colibrì che viene dal sud”, patrono della capitale azteca Tenochtitlan.

I quattro fratelli decisero di dare il via alla formazione delle cose.

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30/04/2011 18:39

Molte sono le varianti narrative al proposito della formazione delle cose, del cielo della terra, del fuoco, del mais, degli uomini, del lavoro dei campi.

Fondamentale è il racconto dei cinque soli. I documenti principali in merito sono la “Historia de los mexicanos por suas pinturas” e “Las Leyenda de los soles”.



Tezcatlipoca Nero si trasformò nel primo Sole, per intronizzarsi re di tutto, ma venne colpito con un bastone da Quetzalcoaltl e cadde in acqua e si trasformò in giaguaro, che divorò una prima umanità, fatta di giganti. Il secondo sole fu fatto da Quetzalcoaltl, e il mondo venne popolato da gente ordinaria, gente contadina, i macehualtin. Tezcatlipoca Nero scatenò allora un vento impetuoso, travolse tutto e gli uomini vennero trasformati in scimmie e il secondo Sole ebbe fine. Il dio delle acque Tlacloc si trasformò nel terzo sole, ma Quetzacoaltl fece piovere fuoco e il tentativo di Tlaloc svanì; l'umanità che abitava la terra venne trasformata in tacchini, farfalle e cani. Il quarto sole venne fatto dalla moglie di Tlaloc, Chalchiuhtlicue e venne insediato da Quetzalcoaltl, ma venne distrutto da un grande diluvio che trasformò gli uomini in pesci e fece precipitare il cielo sulla terra. In tutto questo si vede una lotta cosmica tra Quetzalcoaltl e Tezcatlipoca Nero, responsabili della creazione e distruzione dei soli. La lotta produce
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30/04/2011 18:39

degli insuccessi, ma nello stesso tempo produce degli avanzamenti qualitativi.

I quattro fratelli Tezcatlipoca decisero allora di fare quattro strade che partissero dal centro della terra. La prima soluzione concorde è che tutti e quattro entrano in gioco delimitando i quattro punti cardinali del cosmo, per fare le quattro strade formanti una croce, i quattro fratelli fecero 4 uomini. (Le quattro strade di Tenochtitlan, riflettono queste quattro strade, così come le isole dove sorge la città rappresentano la terra circondata dalle acque. Ne segue che la capitale azteca era pensata al centro del mondo).

Stabilito questo, Tezcatlipoca Nero e Quetzalcoaltl cominciarono a collaborare diventando due alberi cosmici per mezzo dei quali gli dei e gli uomini innalzarono il cielo con le stelle dalla terra: incomincia la stabilità. Vedendo la collaborazione dei due fratelli Tonacatecuhtli, loro padre, li fece “signori del cielo e delle stelle”.

Restava da creare il sole e qui entra in campo, il dio Quetzalcoaltl, Tezcatlipoca Bianco.

Il dio Quetzalcoaltl “serpente piumato”, è un essere duale: ha in sé la dualità dell'uccello: cielo; del serpente: terra. Egli genera, per forza propria, un figlio che è gemellare a lui, ma distinto da lui (Quetzalcoaltl: vuol dire anche “gemello prezioso”), prodottosi senza connubio con divinità femminile, in forza della propria dualità.
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30/04/2011 18:39

Questo figlio gemellare viene sacrificato dal dio Quetzalcoaltl, che lo getta nel fuoco per dare origine al quinto sole, come si ricava dalla “Historia de los mexicanos por suas pinturas” (1536?), attribuito al francescano Andrès de Olmos. Il figlio gemellare brucia e si innalza al cielo diventando il quinto Sole. Ma “Historia de los mexicanos por suas pinturas ” presenta una semplificazione di un processo più lungo; infatti da una pittografia del Codice Borgia (Un codice sicuramente preispanico dove il curatore spagnolo dice: “Quetzalcoaltl morto, sacrificato, si trasforma in Xolotl-Nanahuatzin”), risulta che il figlio gemellare di Quetzalcoaltl, diventa Xolotl-Nanahuatzin, cioè il figlio gemellare scomparendo (esso non ha nome) attua due doppi di sé, a sé distinti: Xolotl e Nanahuatzin. Il quetzal (uccello) giungerà al Sole, il coatl (serpente) giungerà, in servizio al Sole, al trionfo nel sottomondo. Xolotl è identificato con il pianeta Venere nel suo aspetto vespertino e Nanahuatzin, o Nanahuatl (il “pustoloso” o il “bubboso”), secondo quanto si legge in “Las Leyenda de los soles”, accetta l'invito degli dei che vogliono che si produca il quinto Sole, e per questo si getta nel fuoco e troverà nell'autosacrificio la sua trasformazione in Sole. Il dio Quetzalcoaltl rimane come origine di tutto il processo, e quindi esercita un primato nell'ordinamento del cosmo. La pittografia del Codice Borgia fa vedere che compaiono, nel disfacimento sacrificale, due teste (una di Xolotl e una di Nanahuatzin). Il figlio gemellare di Quetzalcoaltl, sacrificato dal padre gemellare, è con le braccia e le gambe lungo le quattro direzioni cosmiche rappresentate dalla croce greca. Le mani e i piedi non sono precisamente umane, ma hanno qualcosa dell'uccello avendo il pollice collocato sul tallone dei piedi, e nelle mani a livello del polso. Da tutte le parti della figura emergono animali e quattro esseri di sembianza umana, identificabili con i quattro uomini che hanno formato le quattro strade sulla terra, avendo sul capo una piccola croce greca. La croce greca ha dei colori che rappresentano i quattro soli precedenti: il rosso indica il primo sole, l'arancione il secondo, il giallino il terzo, il ceruleo il quarto.



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30/04/2011 18:40

         fgh

L'emergere di Xolotl dal disfacimento sacrificale è connesso al Sole, perché lo difenderà nel suo passaggio notturno nel sottomondo, il Mictlan, che ha come sovrano l'ostile dio Mictlantecuhtli.

In una pittografia del codice preispanico Fejervary-Mayer, Xolotl è anch'esso stagliato su di una croce greca, della quale un'asta è nera e l'altra è rossa. Il colore nero indica il regno sotterraneo dei morti, il Mictlan. Il colore rosso indica l'oriente, cioè il luogo dove il Sole riemerge dal Mictlan.

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30/04/2011 18:40

dfg

Nessuna idea di crocifissione tra gli Aztechi, per loro la croce non era affatto un patibolo, ma il segno cosmico azteco per eccellenza. Non è possibile, neppur lontanamente, pensare ad un Quetzacoaltl crocifisso, sarebbe solo una pessima comprensione del dato nativo.

Nanahuatzin diventa col suo autosacrificio nel fuoco il quinto Sole. Quando il fuoco si spense Tlalocatecutli o Tlalocateuctli o Tlaloc (dio compatrono della capitale Azteca, dio dell'agricoltura, delle pioggie) gettò allora il figlio avuto con la moglie Chalchiuhtlicue e questi diventò la Luna, cinerea. Altra versione vuole che il dio Tecuciztecatl, che per primo, orgoglioso, con vestiti sontuosi, aveva voluto trasformarsi nel quinto Sole, ma poi si era ritirato pauroso dal fuoco, dando spazio così al più modesto Nanahuatzin, Tecuciztecatl si buttò anche lui nel fuoco e divenne la Luna.

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30/04/2011 18:41

Ma il Sole non si muoveva nel cielo, pretese che gli dei si sacrificassero. Il dio Tlahuizcalpantecutli o anche Tlahuizcalpanteuctli o Tlauizcalpantecutli si adirò contro il Sole, ma dovette cedere e cosi diventò Venere, stella fredda. Gli dei si riunirono nel mitico luogo di Teotihuacan e gli dei Titlacahuan, Huitzilopochtli o Huitzilopuchtli, Xochiquetzal, Yapaliicue e Nochpaliicue, si sacrificarono affinché il Sole si movesse. Il sacrificarsi con la morte era un ammettere la propria sudditanza dal dio Sole, ma era anche un passare ad un grado superiore di potenza divina, una volta ritornati alla vita della materia. Gli dei hanno dei corpi che sono variabili, trasformabili, che sacrificati si riattuano, sempre potendo essere trasformati in altre forme. La materia è eterna quanto essi, ed essi ne sono plasmatori attraverso le loro vicende. Il Sole non è uno spirito, ma è un fuoco immenso diventato uno con Nanahuatzin.

Poi Quetzalcoaltl-Xolotl andò nel sottomondo e ottenute dal re del sottomondo le ossa delle vecchie generazioni umane le fece macinare dalla dea Cihuacoatl “donna serpente” e vi sparse sopra del sangue uscito dal suo membro: così vennero fatti gli uomini. Ora come gli dei si sacrificarono, per poi ricomporsi, per far muovere il Sole; così gli uomini per continuare a farlo muovere nel cielo devono compiere sacrifici umani. Una cosmogonia dagli aspetti tragici. L'uomo partecipa alla conservazione dell'ordine cosmico con la sopraffazione sull'altro uomo.

Cihuacoatl è la dea della terra. Ai neonati veniva spruzzata acqua sulla testa ricordando la dea, poiché essa, avendo partecipato alla formazione dell'uomo, presenziava al parto e alla nascita.
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30/04/2011 18:41

Le doglie del parto venivano pensate come inflitte dalla dea come omaggio per il superamento della morte delle ossa macinate da lei, ma fecondate da Quetzalcoaltl-Xolotl. Veniva detta anche “colei che ha portato il peccato”, poiché l'uomo che lei ha contribuito a formare è trasgressore. Ma c'era pure una dea Tlazolteotl “dea dell'immondizia” chiamata anche Tlaequani “divoratrice dello sporco” dai cui sacerdoti ci si poteva confessare segretamente, una sola volta nella vita, il peccato di adulterio (presso gli Aztechi era comune la poligamia, e quindi la cosa riguardava percentualmente meno l'uomo), ed essere liberati dalle conseguenze di castigo davanti agli dei; se l'adulterio veniva scoperto si prevedeva la pena di morte.

Chi, al termine della vita, confessava direttamente alla dea Tlaequani i peccati della sua vita, lei “mangiava la sporcizia”; così il defunto giunto nel sottomondo, non vi veniva trattenuto, ma alla fine di dure prove aveva accesso alle regioni celesti. Nessun pensiero di risurrezione.



Un altro mito presenta la creazione della terra come un intervento di Quetzalcoaltl e di Tezcatlipoca Blu (Huitzilopochtli). I due danno origine al fuoco, creano due uomini che lavorino la terra, Oxomoco e Cipoctonal. Danno loro i semi di mais. Poi creano un mostro marino il Cipactli (detto anche Tlaltecuhtli: una dea).

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